
IRES BASILICATA e CGIL BASILICATA SU ANTICIPAZIONI SVIMEZ
La fotografia del Mezzogiorno offerta dalle anticipazioni della SVIMEZ offre uno spaccato ancora una volta preoccupante. Nonostante i pur deboli segnali di ripresa quello che emerge è un Paese che acuisce il divario, allontana il Sud dal Nord e dall’Europa e che non riesce a tenerlo agganciato alla sua dinamica di sviluppo. Il Prodotto interno lordo (a prezzi concatenati) è calato nel Mezzogiorno del -1,3%, rallentando la caduta dell’anno precedente (-2,7%), ma il calo è stato superiore di oltre un punto a quello rilevato nel resto del Paese (-0,2%). Sempre nell’ottica di una fenomenologia settennale, l’economia meridionale ha affrontato il settimo anno di crisi: dal 2007 il prodotto in quest’area si è ridotto del -13,0%, quasi il doppio della flessione registrata nel Centro-Nord (-7,4%) e sempre nel settennio il Sud registra una caduta dell’occupazione del 9%, di oltre sei volte superiore a quella del Centro-Nord (-1,4%). Delle circa 811 mila unità perse in Italia, ben 576 mila sono nel Mezzogiorno (70%).
Nel corso del 2014 le cose sono andate leggermente meglio, pur se è consigliato sempre e comunque un raffronto con il periodo pre-crisi se si intende proiettare il Sud in una dinamica di sviluppo strategico ed andare oltre i lievi segnali congiunturali. Nella maggior parte delle regioni italiane il PIL ha rallentato la caduta, mentre in tutte quelle del Nord-Est ha sperimentato un modesto aumento. A differenza che per il Centro-Nord, la crisi, pur in sensibile attenuazione, resta intensa per le regioni del Sud. Secondo la SVIMEZ si registrano perdite consistenti in Campania (-1,2%, dopo il -2,9% del 2013) e in Sicilia (-1,3%, dopo -2,8%). Un significativo miglioramento caratterizza, invece, soprattutto il Molise (-0,8%, dopo il -8,2%), la Basilicata (-0,7% dopo il -2,6%) e la Calabria, che presenta il risultato più incoraggiante (-0,2%) tra le regioni meridionali. Ma guardando al dato cumulato (2008-2014) la riduzione del PIL risulta per quasi tutte le regioni meridionali – ad eccezione del solo Abruzzo (-6,9%) – di entità assai forte: si va da oltre il -22% in Molise, al -16,3% in Basilicata, ad un minimo del -12% in Puglia e Sardegna e del -11,4% in Calabria.
A nostro avviso – aggiunge il centro studi IRES – guardando alla generale capacità di fare buona spesa, di programmare gli investimenti e di inserire il Sud in una traiettoria quanto più coesa e coerente, quello che si presenta al Sud è uno specchio rotto, l’immagine frammentata d’arte cubista di una realtà bella, che sta insieme e riesce ad autorappresentarsi ma nel disordine totale degli spazi, della spesa, delle opere e delle prospettive di sviluppo; residuando un problema relativo alla capacità programmatoria ed alla formulazione dei POR, legati ad una impostazione general-generica, incapaci di specificare per ogni obiettivo tematico qual è il risultato atteso, cosa ci si aspetta possa essere modificato.
In opposizione a quanto enfaticamente annunciato dal Presidente Renzi, di voler puntare su una riforma complessiva delle politiche di coesione, l’orologio è ancora esattamente fermo all’annuncio e di fronte al più grande spiazzamento tra obiettivi e risultato; la politica di coesione non fa e non ha mai fatto parte della politica economica del Paese, nel mentre la convergenza dell’Italia verso la media europea si realizza verso il basso, con una drastica riduzione del PIL pro capite.
Da un lato si registra l’allocazione maggiore degli interventi in opere pubbliche finanziati con misure della politica di coesione nazionale ed europea (circa il 70%), ma che tuttavia – secondo lo studio DPS-UVER pubblicato sulla Rivista economica del Mezzogiorno – conoscono tempi di attraversamento (nei passaggi tra la progettazione preliminare, definitiva, esecutiva, affidamento ed esecuzione dei lavori) differenti e che ancora una volta vedono il Mezzogiorno in maglia nera. Infatti se in media occorrono 4,5 anni per la completa realizzazione di un’opera pubblica, le regioni del Mezzogiorno si collocano in maggioranza oltre la media, con la Basilicata seconda solo alla Sicilia (7 anni) con i suoi 5,8 anni medi di realizzazione, e stabilmente in coda in tutti gli altri passaggi di attraversamento.
Dall’altro lato si è abbattuta più forte la scure dei tagli alla spesa pubblica nel Mezzogiorno negli anni 2013-2015 (6,2% sul PIL al Sud contro il 2,9% del Nord), e con una traiettoria di costante riduzione della spesa in conto capitale (-1,6% nel 2013 contro un -0,5% del Centro-Nord, -1,9% contro un -0,7% nel 2014 e -2,1% rispetto ad un -0,8% nel 2015). Forte la riduzione della spesa in conto capitale destinata al Mezzogiorno sul totale nazionale, con indicatori molto preoccupanti per ciò che riguarda il settore pubblico allargato: società come ENEL, ENI, Poste Italiane, Ferrovie dello Stato investono sempre meno al Sud e nel 2012 le spese d’investimento delle imprese pubbliche nazionali nel Mezzogiorno erano pari a 215 euro pro capite contro i 318 del Centro-Nord. Secondo la fotografia emersa dalle anticipazioni SVIMEZ, la contrazione degli investimenti al Sud “è stata essenzialmente guidata dalla caduta dei trasferimenti per incentivi alle imprese private ed il calo non è stato in alcun modo compensato dagli investimenti diretti pubblici, che anzi nel Mezzogiorno fanno registrare, tra il 2001 e il 2013, una riduzione di circa 27 punti percentuali”.
Secondo il segretario CGIL Angelo Summa, se si considera la complessiva incertezza di riforme e disegni istituzionali che anziché colpire gli sprechi e trasformarli in spesa produttiva, vanno ad incidere piuttosto sul funzionamento sinergico dei livelli intermedi di governo (Province), si comprende come la metafora del cubismo istituzionale rende perfettamente lo stato dell’arte e mostra la stringente esigenza di una rinnovata stagione di politiche per il Mezzogiorno ma nello specifico dei problemi e non con tagli ed interventi spot, andando ad incidere su programmazione e formulazione dei POR, specificando risultati attesi e modificazioni prospettate, riconnettendo il Mezzogiorno attraverso una storia nuova di investimenti, di infrastrutture strategiche e reti di collegamento.
Angelo Summa
Giovanni Casaletto
Segretario CGIL Basilicata
Presidente IRES Basilicata