La congiuntura

 

  1. Premessa. In questo paragrafo sono raccolti i principali dati economici, tratti da diverse fonti (ISTAT, Banca d’Italia, ecc.), disponibili a scala territoriale. L’obiettivo è quello di fornire un quadro, il più aggiornato possibile, relativo all’evoluzione dei principali indicatori economici della regione. Gran parte dei dati commentati, quindi, si riferiscono all’ultimo trimestre del 2014. E’ bene rammentare che, a livello di singole regioni, le statistiche a disposizione presentano un dettaglio molto inferiore rispetto a quanto avviene a scala nazionale; esse, inoltre, sono rilasciate con un maggiore ritardo temporale. Di conseguenza, gli indicatori presentati verranno sia commentati di per sé e, in quanto offrono indicazioni interessanti su aspetti importanti, e, alla fine del presente paragrafo, si cercherà di metterli insieme per fornire, nei limiti del possibile, una valutazione complessiva della fase ciclica attraversata dalla regione.

 

  1. Export. Negli ultimi mesi del 2014 l’economia della Basilicata ha registrato forti segnali di ripresa, favoriti dall’espansione della domanda estera unitamente al miglioramento delle condizioni di offerta in determinati comparti (i.e. nell’automotive con il lancio di prodotti nuovi). Nell’ultimo trimestre dell’anno le esportazioni sono aumentate del 77,8% rispetto allo stesso periodo del 2013, trainate dal forte aumento delle vendite di prodotti manifatturieri più che raddoppiate rispetto all’anno precedente (+121,5%, v. Tab. 1). La performance dell’ultimo trimestre ha determinato un risultato positivo anche per l’intero 2014, con le vendite all’estero aumentate quasi del 10% rispetto al 2013 dopo l’andamento negativo del primo semestre. L’aumento è principalmente ascrivibile ai comparti dell’auto, come anticipato, e degli apparecchi elettronici (v. Tab. 2). Altri comparti produttivi che hanno avuto performance superiori alla media nel 2014 sono quelli del Coke e dei prodotti derivanti dalla raffinazione dei prodotti petroliferi, degli articoli in pelle, della carta, dei prodotti farmaceutici e delle apparecchiature elettriche e apparecchiature per uso domestico non elettriche. Dinamiche fortemente crescenti interessano anche due comparti dei servizi: prodotti delle attività editoriali (+195,7%) e prodotti delle altre attività professionali, scientifiche e tecniche (+157%).

 

L’andamento in regione è stato migliore sia rispetto all’Italia in complesso, dove si è registrata una crescita moderata (+3,6% nel quarto trimestre e +2,0% nell’intero 2014) sia rispetto alla media delle regioni meridionali dove vi è stata una flessione delle esportazioni nell’ultimo trimestre dell’anno rispetto al trimestre precedente (-6,8%) e nel 2014 rispetto all’anno precedente (-4,7%).

 

Tab. 1

 

Al netto delle vendite all’estero di petrolio greggio, che risentono delle scelte di allocazione di specifiche fasi produttive da parte delle compagnie petrolifere operanti e che hanno registrato in corso d’anno un netto calo, la crescita delle esportazioni è stata pari al 23,8% nel 2014. L’incremento tendenziale nel quarto trimestre 2014, sul corrispondente periodo dell’anno precedente, è stato del 109,5%.

 

Tab. 2

 

  1. Occupazione. Nella seconda parte del 2014 l’occupazione ha ripreso a crescere per effetto del positivo andamento in tutti i principali settori di attività, mentre si è ridotto il ricorso alla Cassa integrazione guadagni (v. Graf. 1).

Nel quarto trimestre 2014 gli occupati sono aumentati dell’1,7% rispetto al corrispondente periodo del 2013. La dinamica dell’occupazione in corso d’anno nella regione è sensibilmente migliore rispetto al Mezzogiorno in complesso con incrementi tendenziali positivi a partire dal secondo trimestre, mentre nel Mezzogiorno l’evoluzione torna positiva nel terzo e con ritmi molto moderati.

Di particolare rilievo va notato che la ripresa dell’occupazione osservata nel 2014 ha coinciso, a differenza che nel resto del Mezzogiorno, con una flessione delle persone in cerca di occupazione (circa 6 mila unità pari al -16,1%); di conseguenza, il tasso di disoccupazione regionale si è ridotto in misura sensibile passando dal 16,5% dell’ultimo trimestre 2013 al 14% del 2014 a fronte di un peggioramento sia nel Centro-Nord che nel Mezzogiorno dove è salito, rispettivamente, dal 9,5% al 10% e dal 20,4 al 21,2%.

 

Fig. 1

 

A riguardo va tuttavia aggiunto che nel quarto trimestre 2014 gli occupati in regione erano circa 183 mila, tre mila in più rispetto all’ultimo trimestre del 2013 ma ancora molto lontani dai livelli occupazionali raggiunti prima della crisi (in media circa 195.000 occupati). Con riferimento al tasso d’occupazione, nel 2014 rispetto all’anno precedente, è aumentato di quasi un punto percentuale, passando dal 46,4% al 47,3%; oltre 5 punti al di sopra di quello medio del Mezzogiorno (42,1%, era 41,8% nel quarto trimestre 2013). L’andamento dell’occupazione nella regione presenta alcune peculiarità rispetto al Mezzogiorno ed al resto del paese. L’aumento degli occupati è interamente dovuto alla componente maschile, mentre nel Mezzogiorno e nel Centro-Nord è l’occupazione femminile ad avere la performance migliore (v. Tab. 3).

Con riguardo alla professione sono gli autonomi, in regione, a crescere sensibilmente a fronte di un lieve calo degli occupati alle dipendenze, dinamiche opposte si rilevano nella media delle due grandi macro-aree del paese (Centro-Nord e Mezzogiorno). L’analisi settoriale evidenzia incrementi più accentuati nel settore agricolo e nel comparto turistico-commerciale (v. Tab. 4). In crescita moderata anche gli occupati nell’industria in senso stretto. In Basilicata flette leggermente invece l’occupazione nelle altre attività dei servizi dove si registrano i più accentuati incrementi nel Mezzogiorno e, soprattutto, nel Centro-Nord.

 

Tab. 3

 

L’evoluzione positiva del mercato del lavoro della regione nella seconda parte dello scorso anno è parzialmente confermata dai dati sugli inattivi e dalla cassa integrazione guadagni (v. Tab. 5). Gli inattivi in età lavorativa aumentano in regione solo di poco (+0,4%), mentre tra gli inattivi si contrae la “zona grigia” costituita da coloro che pur non rientrando nelle forze di lavoro possono considerarsi disponibili a lavorare a particolari condizioni. Tra questi, peraltro, in lieve aumento risultano coloro che non cercano attivamente (non avendo fatto azioni nelle quattro settimane precedenti l’indagine) ma sono disponibili a lavorare ampliando, così, l’area della disoccupazione implicita.

 

Tab. 4

 

In netto calo risultano invece nell’ultimo trimestre del 2014 le ore autorizzate (ed utilizzate) di cassa integrazione guadagni (ordinaria, straordinaria e in deroga) rispetto al quarto trimestre del 2013 (-74,8%): gli occupati virtuali in cig scendono da circa 7 mila a circa 2 mila (v. Tab. 5, quart’ultima colonna). Il tasso di disoccupazione corretto, nel quale sono considerati il numero di persone “virtuali” in cig e quelli nella c.d. “zona grigia”, scende di circa 4 punti percentuali passando dal 27,1 al 23% a fronte di un aumento di quasi un punto e mezzo nel Mezzogiorno (dal 32 al 33,4%).

 

Tab. 5

 

  1. Demografia d’impresa. Meno favorevole, anche se in leggero miglioramento, è il quadro che si desume dalla demografia di impresa. Con riferimento all’ultimo trimestre del 2014, rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente, Le imprese attive diminuiscono nella regione come effetto di saldi negativi tra iscrizioni e cessazioni. La dinamica cedente interessa tutti i settori anche se è più accentuata nel settore agricolo, seguito dall’industria. Nel terziario le imprese attive si riducono dello 0,7% rispetto all’ultimo trimestre del 2013. Il calo è interamente ascrivibile al settore del commercio (227 imprese pari all’1,8%) mentre saldi positivi interessano il settore turistico, i servizi alle imprese, la sanità e l’assistenza sociale e le attività artistiche e di intrattenimento. Nel quarto trimestre dello scorso anno si riduce il saldo negativo tra imprese iscritte e cessate in particolare nell’industria manifatturiera e nelle costruzioni.

In linea generale, la demografia d’impresa nell’ultimo trimestre del 2014 pare riflettere appieno le condizioni della congiuntura evidenziando il persistere trend negativo ma in attenuazione rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente.

 

Tab. 6

 

  1. Credito. Nell’attuale fase ciclica un ruolo di primo piano è rivestito dall’evoluzione del credito a famiglie e imprese. Com’è ampiamente noto, uno degli aspetti che sta marcando, in negativo, il contesto economico riguarda il progressivo restringimento delle fonti di finanziamento a favore dell’economia reale.

Sotto questo profilo, la Tab. 7 è piuttosto esemplificativa. Al 31 dicembre 2014, gli impieghi a favore dell’intera economia regionale, al netto del sistema creditizio, sono diminuiti, rispetto al giugno 2011[1], di circa il 6,5%, valore pressoché analogo a quello dell’intero Mezzogiorno. A questa tendenza non sfuggono i principali gruppi nei quali può essere suddivisa la clientela: le famiglie (-7,9%); le c.d. “famiglie produttrici” (artigiani e attività assimilabili, -9,1%); le “società non finanziarie”, raggruppamento nel quale sono ricomprese le imprese private nell’industria e nei servizi (-5,4%). Anche la Pubblica Amministrazione è stata soggetta ad un calo nella disponibilità di finanziamenti di entità significativo: -14,7%. L’unico gruppo che appare sfuggire, seppure lievemente, al graduale razionamento nell’accesso al credito cui è stata soggetta l’economia regionale è quello delle “Società finanziarie diverse da istituzioni finanziarie e monetarie”; a riguardo, tuttavia, è necessario effettuare la seguente precisazione. Il raggruppamento in oggetto è numericamente esiguo oltre ad essere costituito da attività particolari; di conseguenza è soggetto a ampie fluttuazioni non necessariamente collegate all’attività economica generale. A riprova di ciò, come è a agevole osservare nella colonna corrispondente, il “recupero” nel volume di impieghi alle “Società finanziarie diverse da istituzioni finanziarie e monetarie” si deve ad un inusuale incremento negli impieghi concentrato nell’ultimo trimestre.

 

Tab. 7

 

In termini più generali, come anticipato, le evidenze riportate restituiscono un quadro che vede l’economia regionale soffrire di un generale restringimento nel volume di credito disponibile, sia nei confronti delle famiglie che delle attività produttive. In particolare, a conferma dell’inusuale crisi che sta attraverso il nostro paese, anche gli impieghi verso le Amministrazioni Pubbliche mostrano un trend negativo, presumibilmente in seguito ai provvedimenti di politica economia via via più restrittivi che hanno colpito la PA a partire dal 2009. Nell’insieme, questa situazione non può che destare preoccupazione per la natura fortemente “bancocentrica” dell’intera economia nazionale e segnatamente di quella meridionale e/o regionale. In tale contesto, oltre a scontare un pesante calo di domanda, gli operatori si trovano a fronteggiare un minore apporto di risorse finanziarie anche per svolgere attività di routine ma, nel contempo, indispensabili al normale funzionamento della vita aziendale.

 

  1. Considerazioni di sintesi. Nel complesso, i riscontri presentati offrono un quadro che vede, alla fine del 2014, il trend recessivo attenuarsi sensibilmente. Siamo tuttavia lontani, e non potrebbe essere diversamente, dai livelli pre-crisi. Ciò risulta particolarmente vero per l’occupazione, aggregato da cui vengono i segnali più incoraggianti, ma, nel contempo, la strada per recuperare i posti andati persi appare lunga. Sotto questo profilo i dati, ancora negativi anche se in attenuazione, della demografia d’impresa e il progressivo restringimento, almeno fino a metà 2014, nel credito a disposizione degli operatori appaiono elementi critici in grado di ostacolare una ripresa robusta. In questo contesto, le policy possono giocare un ruolo di fondamentale importanza, specie se dirette a rafforzare i punti di maggiore competitività del sistema locale, sia intervenendo su realtà già esistenti, e da questo punto di vista l’esperienza di Melfi è emblematica, che favorendo la nascita di attività coerenti con un paese e un territorio che non può basare (solamente) la propria competitività su elementi quali il costo del lavoro, ma su innovatività e capitale umano qualificato.

 

 

[1] A partire da questa data (30 giugno 2011) la Banca d’Italia ha rilasciato nuove serie storiche relative agli impieghi per localizzazione della clientela non confrontabili con le precedenti.