NOTA IRES-CGIL BASILICATA SU SITUAZIONE IMMIGRATI A SASSO DI CASTALDA
La rivolta dei migranti a Sasso di Castalda pone interrogativi importanti sulla specifica questione dell’accoglienza dei richiedenti asilo e dei rifugiati in Basilicata e, più in generale, sull’istanza della valorizzazione della presenza di immigrati in territorio lucano. Poco più di un mese fa, nel presentare il nostro rapporto “L’oro nero che non si estrae”, definivamo metaforicamente “doppio binario” l’organizzazione in due diversi registri dell’accoglienza dei richiedenti asilo e dei rifugiati. Nello specifico, con l’ausilio di dati e riferimenti normativi, sostenevamo che mentre il sistema ordinario – lo S.P.R.A.R. – predilige l’accoglienza, l’integrazione e la tutela di piccoli nuclei di beneficiari e assicura un coinvolgimento diretto degli enti locali nell’organizzazione dei servizi, il sistema straordinario – quello fondato su convenzioni tra Prefetture e enti gestori privati – ha condotto a grandi concentrazioni in strutture riconvertite e a situazioni che, generando instabilità e conflittualità sociale, avrebbero potuto limitare gli effetti virtuosi in termini culturali, demografici ed economici, della presenza di migranti sul territorio lucano. La rivolta dei 51 richiedenti asilo e rifugiati attualmente ospitati nel comune di Sasso di Castalda in base a una convenzione prefettizia che, secondo quanto riferito dagli organi di stampa, protestavano contro i lunghi tempi di permanenza nelle strutture di accoglienza (alcuni di essi sono a Sasso da più di un anno e mezzo) e l’incertezza sulle informazioni in merito alla tutela della loro situazione giuridica, potrebbe rappresentare una avvisaglia pericolosa degli effetti nefasti di un’accoglienza non inclusiva e, soprattutto, non uniformata agli standard qualitativi ordinari. In tal senso, ancora più inquietante risulta il proposito, sempre documentato dalla stampa odierna, “di far da soli nel caso in cui gli immigrati non fossero spostati” espresso dai cittadini di Sasso di Castalda, a testimonianza dell’alto livello di conflittualità sociale che si raggiunge nei casi cui le grandi concentrazioni sono realizzate in piccole comunità. Riteniamo, invece, che il superamento del “doppio binario” e la conseguente uniformazione di tutte le attuali accoglienze in Basilicata agli standard ordinari di accoglienza, integrazione e tutela dello S.P.R.A.R. possa no limitare il conflitto tra popolazioni locali e immigrati accolti e, al tempo stesso, rappresentare il punto di partenza per un sistema sostenibile e capace di assicurare benefici per la società e per il territorio lucano in termini culturali, demografici, sociali ed economici.