In questo paragrafo sono raccolti i principali dati economici, tratti da diverse fonti (ISTAT, INPS, Banca d’Italia, Unioncamere, SVIMEZ, ecc.) disponibili a scala territoriale. L’obiettivo è duplice: da un lato quello di fornire una analisi del mercato del lavoro e della qualità dello stesso in Basilicata, sia in termini congiunturali e riferibili ai periodici aggiornamenti INPS e ISTAT, con particolare attenzione ai due referendum abrogativi proposti dalla CGIL su voucher e cambio d’appalto; dall’altro quello di fornire un quadro, il più aggiornato possibile, relativo all’evoluzione dei principali indicatori economici della regione, con particolare riguardo alla dinamica occupazionale ed alle evidenze maggiori che il nuovo quadro legislativo ed i decreti attuativi del Jobs Act offrono. In relazione al secondo obiettivo questo documento sarà aggiornato nel mese di aprile, come per il precedente anno, seguito da un secondo appuntamento relativo all’analisi dei dati macroeconomici e degli stock occupazionali che saranno rilasciati con diversa cadenza temporale.

Queste due analisi differenziate si rendono necessarie per distinguere una valutazione più generica, ma non meno importante, riferita al quadro problematico che emerge dalla straordinaria e costante crescita dei voucher e dell’utilizzo di uno strumento pensato inizialmente per favorire il lavoro accessorio e l’emersione del lavoro nero; e poi per una valutazione più ampia e nel dettaglio delle diverse tendenze economiche e sociali in atto in Basilicata. Valutazione, ribadiamo, che verrà completata e resa disponibile nel prossimo mese di aprile al rilascio degli ultimi dati a chiusura di anno. Per quanto attiene ai voucher occorre altresì precisare che i dati disponibili e confermati in via ufficiale sono aggiornati a novembre 2016, ogni altro riferimento ai voucher nominali è frutto di proiezioni e di dati non consolidati.

Gran parte delle tabelle commentate, quindi, si riferisce alle evidenze maggiori degli ultimi tre trimestri del 2016 per quanto attiene la dinamica occupazione/disoccupazione/inattività; altra parte è riferita ai primi undici mesi dell’anno trascorso con riferimento a contratti di lavoro e variazioni contrattuali, voucher, etc; infine molta parte è riferita all’intero 2015 ed agli anni precedenti per ottimizzare una visuale di scala, oltreché considerare l’arco temporale che va dall’avvio della crisi (2008) ai giorni nostri e tracciare un bilancio di sintesi e di prospettiva.

È bene rammentare che, a livello di singole regioni, le statistiche a disposizione presentano un dettaglio molto inferiore rispetto a quanto avviene a scala nazionale; esse, inoltre, sono rilasciate con un maggiore ritardo temporale. Di conseguenza, gli indicatori presentati verranno sia commentati di per sé, dove offrano indicazioni interessanti su aspetti importanti, e, alla fine del presente paragrafo, si cercherà di metterli insieme per fornire, nei limiti del possibile, una valutazione complessiva della fase ciclica attraversata dalla regione.

1.

In premessa è bene segnalare l’approccio problematico alla crescita dei voucher, poiché significativi di un lavoro intermittente e precario, cresciuti grazie ad uno snaturamento dello strumento “buono lavoro”, pensato per agevolare forme di regolarità sul lavoro accessorio e per l’emersione del lavoro nero, ma che nei fatti si è rivelato un meccanismo per lo svilimento del lavoratore.

Così come riportato da fonte INPS1 lo strumento entra in vigore nel 2003 (Decreto legislativo 276/2003, cosiddetta Riforma Biagi) si propone di riguardare il lavoro nelle forme accessorie del lavoro domestico, per l’attività svolta da soggetti a rischio esclusione sociale, con un compenso massimo di 3mila euro e prestazioni non superiori ai 30 giorni. Lo strumento viene poi modificato nel 2004 e portato il tetto di cumulabilità a 5mila euro per committente. Dal 2008 parte la vera e propria sperimentazione per studenti e pensionati. Ma ancora nel 2009 la fruibilità dei voucher viene estesa ai percettori di prestazioni a sostegno del reddito (disoccupazione, CIG, mobilità), ai lavoratori part-time, alle casalinghe, e per prestazioni quali il lavoro domestico occasionale, le manifestazioni sportive e culturali, commercio, servizi, turismo e agricoltura. Inoltre, a conferma di un quadro poi sfuggito dal controllo istituzionale e da monitoraggio attivo, i canali di distribuzione si moltiplicano e “liberalizzano”: “Al voucher cartaceo acquistabile presso le sedi INPS e alla procedura telematica si affianca la vendita presso i tabaccai, le banche, gli uffici postali”.

E nei fatti, la non accessorietà del voucher viene confermata per via legislativa col Decreto Legge 76/2013, che elimina la definizione “di natura meramente occasionale”, cosicché le prestazioni accessorie si connotano come tali solamente in quanto alla economicità e frazionabilità del lavoro, non più in riferimento alle caratteristiche reali della prestazione effettuata dal lavoratore.

Infine con il Decreto Legislativo 81/2015 e con il Jobs Act, il limite di cumulabilità per singolo committente viene elevato da 5mila a 7mila euro, rendendo ancor più facile la deregolamentazione del lavoro accessorio.

Dall’inizio della cosiddetta sperimentazione (2008) a tutto novembre 2016 (dato consolidato e diffuso da INPS attraverso il mensile rapporto sul precariato), sono stati venduti circa 400milioni di voucher, per un valore nominale di 10 euro ciascuno, per un valore di più di 4 miliardi di euro.

Numeri enormi se si pensa che nel solo 2015 sono stati computati sgravi contributivi per le imprese che assumevano per circa 20 miliardi di euro, a fronte dei circa undici programmati, contando che nel corso dello stesso anno si è creato in media uno stock di occupati di circa 115mila unità rispetto al 2014, a fronte delle quali si è creata una platea di 860mila lavoratori a voucher, con un reddito medio di 760 euro/annui.

Così come riportato dall’INPS, i voucher sono cresciuti con variazioni percentuali consistenti sin dai primi anni, consolidandosi nel corso degli ultimi anni seppur si registra un rallentamento nella crescita a ritmi esponenziali dei primi anni.

Grafico 1Indici di variazione per incidenza

Fonte: Ns elaborazione su dati INPS

Il dettaglio per settori e attività d’impiego conferma nuovamente la non accessorietà (concettualmente intesa) dello strumento voucher. E si può notare come la maggiore allocazione così come i maggiori tassi crescita si riferiscono a servizi, turismo, commercio e altre attività, dove per altre attività si riferiscono non ben specificate mansioni legate all’industria, all’edilizia, all’artigianato ampiamente inteso, alla logistica ed ai trasporti, come ben evidenziato nella tabella seguente.

Tab. 1Crescita dei voucher per settori di impego e anni

ATTIVITA’ D’IMPIEGO

anno 2008

anno 2009

anno 2010

anno 2011

anno 2012

anno 2013

anno 2014

anno 2015

Agricoltura

535.314

1.239.594

1.686.859

2.013.991

2.208.622

2.166.709

2.036.565

2.201.604

Manifestazioni sportive e culturali

67

454.401

1.706.575

2.228.887

2.936.494

3.296.390

4.123.164

4.397.132

Giardinaggio e pulizia

85

99.370

903.434

1.676.592

2.574.561

2.952.291

4.241.856

4.885.399

Lavori domestici

0

14.269

219.038

369.076

601.913

1.168.150

1.828.526

4.888.709

Servizi

60

229.313

1.144.004

1.995.824

3.073.598

5.864.761

10.564.877

13.874.612

Turismo

40

193.415

631.891

1.081.163

1.836.567

4.978.821

11.408.842

17.608.061

Commercio

401

253.175

1.185.510

2.027.321

3.723.867

7.922.685

14.662.582

18.680.980

Altre attività*

18

264.231

2.222.192

3.954.309

6.858.356

12.438.010

20.314.663

48.543.216

Totale

535.985

2.747.768

9.699.503

15.347.163

23.813.978

40.787.817

69.181.075

115.079.713

Fonte: Ns elaborazione su dati Inps

* Per altre attività si intendono settori legati all’industria, all’artigianato, all’edilizia, trasporto e logistica, etc.

E con riferimento alle proiezioni effettuate sulla base di una media mensile ponderata, per il 2016 si prospetta una crescita ulteriore, sia per quanto riguarda il dato assoluto che quello relativo ai settori, con punte di circa 70 milioni di voucher venduti alla voce “altre attività”, 18-20 milioni alla voce turismo, circa 15 milioni per i servizi.

Alla luce di questi dati, se immaginiamo l’ingresso nel mercato del lavoro come una ragnatela, possiamo osservare come dal I° trimestre 2014 in poi essa vada sempre più allargandosi e coinvolge sempre più lavoratori. Poiché, calcolando un maggior numero di voucher venduti, calcoliamo ragionevolmente un loro utilizzo più esteso per diversi soggetti. Così abbiamo voluto esplicitare nel grafico seguente la situazione (grafico 2).

Grafico 2Voucher venduti, andamento trimestrale, anni 2014-2016

Fonte: Ns elaborazione su dati INPS

Situazione ben esplicitata nella tabella che segue, con una estensione ipotetica, in proiezione sull’ultimo trimestre del 2016.

 

Tab. 2Voucher venduti in Italia – andamento trimestrale, anni 2014-2016

2014

2015

2016

Italia

I° TRIM.

II° TRIM.

III° TRIM.

IV° TRIM.

I° TRIM.

II° TRIM.

III° TRIM.

IV° TRIM.

I° TRIM.

II° TRIM.

III° TRIM.

IV° TRIM.

14.284.290

16.051.000

19.506.970

21.105.526

25.027.314

27.400.000

31.486.985

33.538.100

25.741.185

44.158.639

39.653.930

24.274.089

Fonte: Ns elaborazione su dati INPS

Appare nel grafico che per il primo trimestre del 2016, il primo punto della tela si colloca esternamente allo stesso punto del primo trimestre 2015 ma in misura non così marcata. Tuttavia la dimensione prende evidenza con i trimestri successivi, considerata altresì la crescita esponenziale che dal 2008 al 2014 ha fatto registrare questo istituto, quasi a far pensare che si vada verso una saturazione di ogni spazio di lavoro precario nel mercato del lavoro italiano.

Inoltre è possibile osservare dal Grafico 1 l’andamento delle vendite in Italia, in valori assoluti e per variazioni percentuali anno per anno. Si può veder come il vero e proprio boom in termini percentuali sia avvenuto negli anni 2008 e 2009 con l’avanzare della crisi, ma poi, saliti a valori assolutamente fuori controllo, siano aumentati costantemente di anno in anno con percentuali tra il 55 ed il 75%.

Sebbene già questi numeri rendono la cifra del fenomeno, è utile rammentare che ancora nel 2008, secondo il dettaglio normativo riportato nel documento, i voucher riguardavano ancora lavori di prevalenza accessoria (domestica e giardinaggio) ma con una prima estensione sperimentale a “studenti e pensionati nelle vendemmie di breve durata”. Ed ancora nel 2008 la percentuale di giovani pagati a voucher era del 15% circa, oggi si assiste ad un ribaltamento, al punto che la quota di giovani 15-24 anni pagata a voucher si aggira intorno al 50%, con punte del 53/54%. Contestualmente tra il 2014 ed il 2015, come pure tra il 2015 ed il 2016, l’occupazione continua ad aumentare in particolare nella fascia 55-64 anni, ma non aumenta tra i più giovani.

Secondo i dati forniti da INPS (19 gennaio 2017) nel rapporto mensile sul precariato, si può vedere come in Basilicata la vendita dei voucher sia aumentata del 19,3% rispetto al rapporto gennaio-dicembre del 2015.

Nei primi tre mesi del 2016 complessivamente sono stati venduti in Basilicata più di 150mila voucher, equamente distribuiti in tra le province di Potenza e Matera (Tab. 3). A conferma di un trend in continua crescita, seppur con ritmi differenti e in rallentamento negli ultimi trimestri. E secondo i dati diffusi da INPS, per il 2016, il numero di voucher venduti si aggira intorno al milione (959.832), con una percentuale del 50,6% a Matera e del 49,4% a Potenza.

Tab. 3 Voucher venduti a Potenza e Matera nei primi tre mesi dell’anno

 

Potenza

77.971

49,8%

Matera

78.598

50,2%

BASILICATA

156.569

100%

Fonte: Ns elaborazione su dati INPS

Fino a questo punto, in particolare con riguardo all’andamento trimestrale registrato in Italia dal 2014 al 2016, l’utilizzo dei voucher aumenta nel III° e IV° trimestre in corrispondenza di stagionalità, ad esempio nel comparto turistico. Si osserva negli stessi periodi un calo delle domande di disoccupazione, quasi a voler significare un utilizzo sostitutivo o comunque latamente improprio del buono lavoro. Allo stesso tempo va osservato il fenomeno espansivo dei voucher in riferimento al part-time, abbastanza allineati nelle dinamiche di crescita, affacciando anche qui una sorta di compartecipazione al reddito del lavoratore e di progressivo allentamento dei meccanismi di protezione e di tutela. Inoltre, in assenza quantomeno di correttivi legislativi in materia di voucher, si tratterebbe pur sempre di rapporti di lavoro in cui è ipotizzabile ogni strappo alla regola, a partire dalle ore effettivamente lavorate e dalla retribuzione, parte della quale può tranquillamente continuare a giacere in un’area di lavoro nero.

Di seguito si specifica la situazione in Basilicata, cominciando dall’evidenza della divisione dei voucher per sesso negli anni che vanno dal 2013 al 2015. Inoltre è possibile osservare la maggiore allocazione dello strumento nelle classi di età inferiori, a conferma delle difficoltà di inserimento lavorativo o comunque di prospettive di lavoro stabile e qualificato per i più giovani in Basilicata.

L’età media dei prestatori nel corso del tempo è andata progressivamente calando, anche in ragione dell’estensione della platea dei beneficiari e, probabilmente, della contestuale restrizione imposta su tipologie concorrenti quali il lavoro intermittente: dai 59,8 anni del 2008 si è arrivati ad una età media dei prestatori di 36,1 anni nel 2014 e 35,9 nel 2015.

Grafico 3 Lavoratori percettori di voucher per classe di età e per anno (2013-2015) in Basilicata

Fonte: Ns elaborazione su dati INPS

La suddivisione per sesso vede in Basilicata una prevalenza non marcata di maschi, come si evidenzia nel grafico seguente.

Grafico 4Lavoratori per riscossione, per anno (2013-2015) e per sesso in Basilicata

Fonte: Ns elaborazione su dati INPS

Non pensiamo si sia colpito il lavoro nero, specie se si considera che più di un terzo degli incentivi alle imprese per assunzioni nel 2015 è stato allocato al Sud e alle isole, dove gli incrementi occupazionali sono stati pressoché di zero statistico. Inoltre l’evenienza dei voucher utilizzati anche (di recente) dalle pubbliche amministrazioni, non potendo ipotizzare che queste ultime si giovassero di lavoro nero, è quantomeno ipotizzabile che talune specializzazioni (mediatori culturali ed esperti di sviluppo turistico) non vengano più riconosciute tali e dunque “relegate” alla definizione di lavoro accessorio.

Ancora, dato non insignificante, le modalità di distribuzione hanno fatto registrare una netta predilezione per tabaccai e banche a tutto il primo semestre 2016, con una percentuale residuale per la procedura telematica e per le sedi INPS.

Tab. 4 – Modalità di distribuzione dei voucher per anno e ultimo semestre. Basilicata

Modalità di distribuzione

Banche

Procedura telematica

Sedi INPS

Tabaccai

Uffici postali

Totale

% vendita tabaccai

% vendita sedi INPS

Anno di vendita

Numero di voucher venduti

Numero di voucher venduti

Numero di voucher venduti

Numero di voucher venduti

Numero di voucher venduti

Numero di voucher venduti

2008

.

.

1.981

.

.

1.981

2009

.

506

10.379

.

.

10.885

2010

.

5.047

37.290

2.701

.

45.038

6%

82,7%

2011

.

4.889

45.979

12.996

.

63.864

20,3%

72,0%

2012

2.768

3.476

50.587

60.244

7.018

124.093

48,5%

40,8%

2013

10.096

8.691

75.152

187.192

16.241

297.372

62,9%

25,3%

2014

22.747

17.140

57.148

403.937

29.970

530.942

76,1%

10,8%

2015

38.184

34.198

58.631

688.751

27.500

847.264

81,3%

6,9%

2016 I° sem.

22.088

22.836

948

424.666

3.962

474.500

89,5%

0,2%

Fonte: Ns elaborazione su dati INPS

 

Tab. 4bVoucher. Vendita per settori nel primo semestre 2016 in Basilicata. Valori assoluti e %

ATTIVITÀ D’IMPIEGO

voucher venduti

%

altre attività

210.818

44,4%

turismo

97.011

20,4%

commercio

68.818

14,5%

servizi

58.223

12,2%

giardinaggio

18.077

3,8%

manifestazioni sportive e culturali

12.223

2,6%

lavori domestici

5.393

1,1%

agricoltura

3.788

0,8%

Fonte: Ns elaborazione su dati INPS

L’ultima annotazione riguarda la suddivisione per settori in riferimento ai voucher venduti, ai committenti ed ai prestatori di lavoro cosiddetto accessorio.

In questo caso l’INPS rende disponibili i dati riferiti al solo anno 2015, da cui è possibile tentare una scomposizione per micro-ambito e poi una riaggregazione per settori (Tabella 5).

Come si può vedere c’è una forte concentrazione nel settore dei servizi ed una fortissima concentrazione in alberghi e ristoranti. A dispetto di una dinamica di crescita economica col segno più nel settore turistico, specie per quanto riguarda la città di Matera. Pertanto pur in una dinamica economica virtuosa non si registra una dinamica del lavoro tendente alla qualificazione ed alla stabilità, ma continua a seguire una certa stagionalità. Punto che lascia aperti spazi interpretativi sia in riferimento al mercato del lavoro, sia in riferimento al tipo di assorbimento dell’offerta di lavoro nel settore turistico in Basilicata. E ciò apre ulteriori spazi di riflessione sul ruolo e sulla prospettiva assunta in questa fase dalla Capitale Europea della Cultura Matera 2019. Anche qui è utile far emergere un dato significativo.

Tab. 5 – Voucher, anno 2015. Distribuzione per regione e settore

primario

industria

commercio

alberghi e ristoranti

servizi

artigiani e commercianti

altri non identificati

voucher

7604

105439

82232

251265

80324

49074

84607

lavoratori

428

1982

1869

7398

2475

2216

3282

committenti

137

575

677

798

578

888

1242

Fonte: Ns elaborazione su dati INPS

Infatti mentre il rapporto medio tra numero dei committenti e prestatori di lavoro accessorio in Italia, per quanto concerne in particolare il settore turistico, si attesta su una proporzione di 1 a 7, in Basilicata questa passa ad 1 a 10 come si può vedere dalla tabella 5.

Grafico 5Voucher Basilicata anno 2015, distribuzione per settore

Di contro a questi dati si registrano performance non proprio lusinghiere in quanto a nuovi contratti di lavoro, sia a tempo indeterminato che determinato. Negli ultimi tre rapporti sul precariato si evidenzia la minor consistenza statistica delle nuove assunzioni. Ciò è sicuramente dovuto al calo automatico degli sgravi contributivi da un lato ma, fatti dovuti incroci con gli stock di occupati (ISTAT) e la suddivisione per fasce di età, evidenzierebbe una difficoltà principalmente lucana. Così nelle serie gennaio-settembre, gennaio-ottobre e gennaio-novembre, in Basilicata si registra un significativo segno meno sugli assunti a tempo indeterminato ed un primato negativo di nuove assunzioni rispetto alle altre regioni del Mezzogiorno (-14,4% a settembre, -12,8% a ottobre e -11,5% a novembre).

Tab. 6a NUOVI RAPPORTI DI LAVORO* ATTIVATI NEI MESI DI GENNAIO – SETTEMBRE DEGLI ANNI 2014, 2015 E 2016 PER REGIONE DI LAVORO

Tempo indeterminato

A termine

Apprendistato

Stagionali

Indet. 2016/2015

Tot. assunzioni 2016/2015

gennaio- settembre

gennaio- settembre

gennaio- settembre

gennaio- settembre

2014

2015

2016

2014

2015

2016

2014

2015

2016

2014

2015

2016

Abruzzo

28156

35047

21223

71761

71979

72072

3043

2027

2543

10838

11245

9569

-39,4%

-12,4%

Molise

5639

7035

4389

9641

8523

9037

316

195

304

575

624

706

-37,6%

-11,9%

Campania

124542

157011

106878

166539

168383

180328

7942

5797

8540

42174

45032

43472

-31,9%

-9,8%

Puglia

74323

89010

59087

154476

147629

155624

6996

4946

7216

26297

27885

25986

-33,6%

-8,0%

Basilicata

9863

13742

8736

21458

27520

26135

850

617

969

3063

3718

3209

-36,4%

-14,4%

Calabria

29290

35510

24616

40474

39184

42981

2750

1882

2678

11784

12136

11980

-30,7%

-7,3%

Sicilia

90092

102249

74989

133420

133370

140275

7121

5093

9459

20695

20632

21131

-26,7%

-5,9%

Sardegna

21406

29540

18559

60750

59135

64771

1515

1018

1197

29749

31441

32444

-37,2%

-3,4%

Fonte: Ns elaborazione su dati INPS

Tab. 6b NUOVI RAPPORTI DI LAVORO* ATTIVATI NEI MESI DI GENNAIO – OTTOBRE DEGLI ANNI 2014, 2015 E 2016 PER REGIONE DI LAVORO

Tempo indeterminato

A termine

Apprendistato

Stagionali

Indet. 2016/2015

Tot. assunzioni 2016/2015

gennaio- ottobre

gennaio- ottobre

gennaio- ottobre

gennaio- ottobre

2014

2015

2016

2014

2015

2016

2014

2015

2016

2014

2015

2016

Abruzzo

31.183

38.811

23.688

79.500

79.857

80.585

3.373

2.222

2.938

11.383

11.617

9.860

-39,0%

-11,6%

Molise

6.373

7.877

4.914

10.690

9.634

10.259

351

230

342

603

678

729

-37,6%

-11,8%

Campania

140.648

176.982

120.558

186.239

189.590

203.824

8.934

6.355

9.875

44.457

47.487

45.893

-31,9%

-9,6%

Puglia

83.848

99.809

66.812

171.967

164.598

175.859

7.830

5.459

8.418

27.383

28.764

27.547

-33,1%

-6,7%

Basilicata

11.119

15.211

10.001

23.967

30.457

29.341

970

685

1.122

3.206

3.866

3.306

-34,3%

-12,8%

Calabria

32.737

39.592

27.769

44.868

43.677

48.037

3.057

2.083

3.068

12.086

12.446

12.346

-29,9%

-6,7%

Sicilia

102.441

114.094

84.029

150.028

148.468

158.298

8.004

5.669

10.638

21.724

21.873

22.191

-26,4%

-5,2%

Sardegna

23.748

33.039

20.830

66.634

64.994

72.265

1.661

1.137

1.388

30.460

32.386

33.606

-37,0%

-2,6%

Fonte: Ns elaborazione su dati INPS

Tab. 13c NUOVI RAPPORTI DI LAVORO* ATTIVATI NEI MESI DI GENNAIO – OTTOBRE DEGLI ANNI 2014, 2015 E 2016 PER REGIONE DI LAVORO

Tempo indeterminato

A termine

Apprendistato

Stagionali

Indet. 2016/2015

Tot. assunzioni 2016/2015

gennaio- ottobre

gennaio- ottobre

gennaio- ottobre

gennaio- ottobre

2014

2015

2016

2014

2015

2016

2014

2015

2016

2014

2015

2016

Abruzzo

33.327

41.985

26.059

86.083

86.233

91.596

3.591

2.405

3.273

11.676

11.813

10.010

-37,9%

-8,1%

Molise

6.863

8.614

5.347

11.479

10.532

11.545

383

249

385

620

701

767

-37,9%

-10,2%

Campania

153.559

195.529

133.228

203.395

207.966

224.917

9.724

6.897

11.285

46.041

49.225

47.632

-31,9%

-9,3%

Puglia

90.697

109.341

73.236

186.078

178.914

192.722

8.403

5.895

9.372

28.356

30.039

28.581

-33,0%

-6,3%

Basilicata

12.007

16.759

10.869

26.227

33.083

32.838

1.019

733

1.244

3.278

3.985

3.359

-35,1%

-11,5%

Calabria

35.337

43.447

30.499

48.405

47.384

52.762

3.286

2.258

3.389

12.219

12.695

12.558

-29,8%

-6,2%

Sicilia

111.763

125.868

91.685

162.558

162.093

174.692

8.642

6.220

11.718

22.171

22.395

22.716

-2720,0%

-5,0%

Sardegna

25.682

36.123

22.563

71.820

70.096

79.012

1.790

1.243

1.568

30.732

32.697

34.122

-37,5%

-2,1%

Fonte: Ns elaborazione su dati INPS

In definitiva è possibile affermare che la spiegazione di chi ritiene il voucher lo strumento che ha favorito l’emersione del lavoro nero risulta risibile. In molti casi diventa strumento di strutturale integrazione al reddito, facendo da complemento all’utilizzo del part-time, come conferma l’ulteriore aumento per la componente femminile in tutta Italia, a tutto svantaggio di politiche conciliative e di equilibrata composizione dei tempi di lavoro e dei tempi familiari e domestici. Questa formazione progressiva del rapporto di lavoro, poi, non è riuscita a sottrarsi a casi di utilizzo non sempre rispettoso dei presupposti normativi: il campionario varia da un numero maggiore di ore lavorate rispetto a quelle coperte con i buoni lavoro, e quindi pagate “in nero”, a rapporti di lavoro totalmente sconosciuti alla Pubblica Amministrazione, in assenza di “associazione” tra voucher e lavoratore attraverso la predetta comunicazione preventiva, a quest’ultima attivata per un numero inferiore di giorni rispetto a quelli in concreto lavorati, o, infine, a comunicazioni di avvio della prestazione accessoria coincidente, guarda caso, con il giorno di infortunio del lavoratore.

2.

Passando alle unità di lavoro, anche per quanto riguarda gli stock occupazionali si registra una fase anomala, con più lavoro, meno giovani occupati e più poveri gli occupati.

Inoltre il lavoro precario e destrutturato impoverisce sempre di più una Basilicata non particolarmente ricca di lavoro. Infatti, nonostante i modesti incrementi occupazionali degli ultimi periodi, come dimostra la tabella sull’andamento trimestrale (tabella 7), siamo ancora lontani di almeno 3500 unità dai livelli di occupazione pre-crisi; valori questi ultimi che troveranno sistemazione più puntuale con l’aggiornamento previsto per aprile.

Tab. 7 Stock occupati per trimestre e per macrosettori ATECO

Settori

I° trim.

II° trim.

III° trim.

IV° trim.

I° trim.

II° trim.

III° trim.

IV° trim.

I° trim.

II° trim.

III° trim.

2014

2015

2016

Industria

34.880

32.190

31.820

32.130

33.930

35.310

36.380

35.980

36.860

36.030

35.440

Totale servizi

113.810

123.370

122.310

116.800

119.850

130.230

123.970

120.720

121.780

126.490

123.240

Commercio

32.110

37.660

38.300

34.720

34.850

33.300

34.600

35.560

35.520

35.110

33.180

Costruzioni

13.690

13.560

16.590

18.180

14.940

14.110

15.910

14.850

13.990

13.640

17.060

Agricoltura

12.850

15.670

15.980

15.870

13.320

12.710

15.730

17.340

13.730

16.700

17.970

Totale occupati

175230

184790

186690

182980

182040

192360

191990

188890

186360

192860

193710

Fonte: Ns. elaborazione su dati ISTAT

Gli aumenti occupazionali degli ultimi trimestri in Basilicata hanno riguardato in misura maggiore le coorti più anziane (over 55), in parte per effetto della riforma pensionistica che, innalzando i requisiti di età e anzianità, sta frenando i flussi di crescita, in parte per le criticità del sistema produttivo regionale che, come accennato all’inizio di questo lavoro, verranno trattate approfonditamente nell’aggiornamento di aprile. La componente over 55 ha fatto registrare un incremento del 5.6%, confermando un trend di crescita in particolare negli ultimi anni, attestando il valore percentuale di questa componente sull’occupazione complessiva regionale al 21.6%, dal 14,8% del 2008.

I diversi tassi di occupazione sono riportati nel grafico seguente.

Grafico 6Tasso di occupazione in Basilicata per fascia di età, anni 2008-2015

Fonte: Ns elaborazione su dati ISTAT

Come si può vedere dal grafico, nel corso degli anni i maggiori incrementi percentuali sull’occupazione si registrano per le fasce di età più avanzate, con una tendenziale stazionarietà per le intermedie. La fascia 55-64 anni passa da un tasso del 39% nel 2008 ad un tasso del 49,8% nel 2015. La crescita è confermata nei primi tre trimestri del 2016. Allo stesso tempo il tasso di occupazione della classe 15-24 anni passa dal 16% circa del 2008 al 12% del 2015, con un lievissimo incremento nell’ultimo anno, pressoché annullato nel corso del 2016.

E le difficoltà nel recuperare in termini assoluti e in termini qualitativi gli stock occupazionali del 2008 e la scarsa capacità attrattiva del nostro mercato del lavoro sono confermate da valori quali quelli dei tassi di occupazione e disoccupazione giovanile, ancora troppo alti per confermare un trend di positiva fuoriuscita dalla crisi.

Tab. 8. Tasso di occupazione per anno e per fascia di età

Basilicata

Tasso di occupazione

2008

2009

2010

2011

2012

2013

2014

2015

fascia 15-24 anni

15,91

13,63

12,05

12,94

11,42

8,53

11,48

12,01

fascia 25-34 anni

55,94

53,88

49

51,72

50,01

46,37

44,19

48,48

fascia 35-44 anni

65,75

64,75

64,84

62,31

60,24

61,75

61,46

62,1

fascia 45-54 anni

63,48

63,28

62,72

63,31

62,7

61,87

61,49

63,25

fascia 55-64 anni

39,21

38,17

38,09

39,38

41,15

42,49

47,45

49,88

Fonte: Ns. elaborazioni su dati ISTAT

Tab. 8bTasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni)

2008

2009

2010

2011

2012

2013

2014

2015

Potenza

33,8

35,3

42,6

38

51

56,2

48,5

50,1

Matera

36,8

43,5

40,3

42,4

48,4

54,8

43,3

44,3

Basilicata

34,8

38,3

41,6

39,7

49,9

55,6

46,6

47,7

Mezzogiorno

33,6

55,9

54,1

Centro-Nord

14,4

35,5

32,6

Italia

21,2

42,7

40,3

Fonte: Ns. elaborazioni su dati ISTAT

Occorre insistere su una politica industriale in grado di incidere sul tessuto produttivo: Melfi non deve restare un caso isolato. Strettamente collegate a questo fattore sono le crescenti diseguaglianze reddituali e di opportunità (specie per i giovani). La flessibilizzazione del lavoro si è spinta molto avanti con risultati di crescita modesti, nulla nelle retribuzioni con fenomeni di “poveri” che hanno un lavoro (ovvero guadagnano poco) e i giovani migliori che se ne vanno, fenomeno molto forte in Basilicata (Tab. 9).

Tab. 9 Pendolari residenti in Basilicata che lavorano nel Centro-nord o all’estero in base alle caratteristiche individuali, familiari e del lavoro svolto. Anno 2015.

Caratteristiche individuali, familiari e del lavoro svolto

Valori assoluti (x 1000)

Composiz. % degli occupati pendolari

Composiz. % degli occupati totali

Incidenza % sul totale dell’occupazione

Sesso

Maschi

3424

75,3

63,4

2,9

Femmine

1122

24,7

36,6

1,6

Classe di età

15-24 anni

212

4,7

3,9

2,9

25-34 anni

1634

35,9

18,1

4,8

35-44 anni

1078

23,7

26,5

2,2

45-54 anni

1238

27,2

29,9

2,2

55-64 anni

345

7,6

19,9

0,9

65 anni e più

Titolo di studio

Nessuno, elem

227

5,0

3,9

3,1

Licenza media

750

16,5

29,7

1,3

Superiori

2420

53,2

48,0

2,7

Laurea + post

1149

25,3

18,4

3,3

Stato civile

Celibe/nubile

2356

51,8

27,3

4,6

Coniugato/a

2001

44,0

66,0

1,6

Altro

189

4,2

6,8

1,5

Settore di attività

Agricoltura

0

0,0

7,8

0,0

Industria in senso stretto

781

17,2

18,7

2,2

Costruzioni

960

21,1

7,9

6,4

Servizi

2805

61,7

65,5

2,3

Livello professionale

Alta

1860

40,9

33,4

3,0

Media

1770

38,9

44,7

2,1

Bassa

916

20,1

21,9

2,2

Posizione nella professione

Dipendenti

4170

91,7

71,4

7,7

A termine

826

18,2

10,4

4,2

Permanenti

3344

73,6

61,0

2,9

Indipendenti

376

8,3

28,6

0,3

Tipologia di orario

A tempo pieno

4401

96,8

85,8

2,7

A tempo parziale

145

3,2

14,2

0,5

Totale

4546

100,0

100,0

2,4

Fonte: Ns. elaborazioni su microdati ISTAT RCFL

Nel 2015, quasi 5.000 lucani sono stati interessato da fenomeni di pendolarismo per motivi di lavoro verso le regioni del Centro-Nord. Essi sono in prevalenza maschi (75,3%); e rappresentano circa il 4,5% dell’intero stock di occupati in regione; un’incidenza, quindi, non marginale. Queste persone che si spostano sono in possesso prevalentemente di un titolo di studio medio-alto, nella gran parte dei casi la tipologia contrattuale con quale sono impiegati è dipendente/a tempo pieno. Il pendolarismo interessa quindi le fasce di popolazione più istruite in cerca di una posizione nella professione relativamente più sicura e che si presume meglio corrisponda alla loro istruzione. E’ questo un indizio di una certa difficoltà, da parte del sistema produttivo locale, a creare occasioni di lavoro relativamente qualificate.

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